lunedì 24 settembre 2012

assemblea straordinaria: riforma 2012

Cari Colleghi, L'art. 24, c. 24 della L. 214/2011, nota come decreto Salva Italia, ha previsto che le Casse di previdenza private dei professionisti debbano garantire l’equilibrio dei saldi previdenziali, ossia il rapporto tra entrate contributive ed uscite per pensioni, per un orizzonte temporale di cinquanta anni. Il mancato ottenimento degli obiettivi indicati avrebbe comportato per le Casse l’obbligo di modificare il metodo di calcolo retributivo delle pensioni, passando a quello contributivo, fermo restando il principio del pro rata temporis e l’applicazione per un biennio di un contributo di solidarietà sulle pensioni in godimento. L’Enpav già nel 2010 aveva adottato una riforma del proprio sistema previdenziale, introducendo modifiche sia sul fronte della contribuzione sia sul fronte del calcolo dei trattamenti pensionistici, riuscendo a garantire la stabilità dei saldi gestionali ( rapporto tra entrare complessive ed uscite complessive) per trenta anni.
Cosa è stato deliberato ieri, 23 Settembre 2012, dall’Assemblea dei Delegati?
Innanzitutto è stato mantenuto il sistema di calcolo retributivo, anche se sono stati introdotti dei correttivi che lo avvicinano al metodo contributivo, in linea con l’orientamento esplicitamente espresso in più occasioni dall’attuale Ministro del lavoro. Un ulteriore aspetto oggetto di attenta valutazione è stato quello di distribuire i “sacrifici” nel modo più equo possibile tra le diverse generazioni interessate da una riforma che sviluppa i suoi effetti in un periodo così lungo. Alcuni interventi avranno un’efficacia differita nel tempo, altri impattano sulle pensioni già in essere, altri sono introdotti con gradualità. In merito, occorre precisare che il Ministero del Lavoro, lo scorso 22 maggio, ha diffuso una nota contenente le linee guida da rispettare per la predisposizione dei bilanci tecnici ed in particolare ha stabilito che il tasso di redditività del patrimonio non possa essere superiore all’1%, in termini reali, a fronte di un’inflazione prevista al 2%, considerata la particolare congiuntura economico-finanziaria. Le valutazioni sopra esposte ed i vincoli normativi imposti hanno rappresentato l’ambito entro il quale il Consiglio di Amministrazione ha svolto il proprio lavoro, con il necessario supporto dell’Attuario.
Ma veniamo alle modifiche regolamentari votate dell’ Assemblea Nazionale dei Delegati:
1. Il calcolo della media dei redditi per determinare l’importo della pensione, verrà effettuato arrivando progressivamente a considerare i migliori 35 redditi dichiarati durante tutta la vita contributiva (attualmente si calcolano i migliori venticinque sugli ultimi trenta anni). In particolare a partire dall’anno 2016 (anno in cui non sarà più dovuta l’integrazione contributiva in quanto saranno decorsi 25 anni dall’entrata in vigore della 136/1991) si considereranno crescenti di un anno i redditi rilevanti per il calcolo della media, fino ad arrivare ai migliori 35 redditi nel 2025.
2. Anticipazione al 1° gennaio 2013 dell’applicazione dei coefficienti di neutralizzazione previsti per l’anno 2017. Un aspetto sul quale il Ministro del lavoro ha chiesto di prestare una particolare attenzione è quello inerente l’allungamento dell’aspettativa di vita, tanto da evidenziare l’opportunità di indicizzare l’età del pensionamento. Alla luce di ciò e considerato che, in occasione della riforma del 2010, le tabelle dei coefficienti di neutralizzazione, riferite al periodo transitorio 2010-2016, erano state approvate dagli Organi vigilanti a condizione che fossero aggiornate e riviste al 31.12.2012, si è proceduto ad attuare una raccomandazione ministeriale già in precedenza formulata all’ Ente. 3. Innalzamento del reddito massimo pensionabile a € 90.000, ampliando la fascia dei redditi dell’ultimo scaglione di riferimento per il calcolo della pensione. Questo provvedimento avrà efficacia dai redditi prodotti nell’anno 2013. 4. A decorrere dall’anno 2014, innalzamento a 62 anni dell’età anagrafica minima per il pensionamento di vecchiaia anticipato, in linea con il sistema pensionistico generale e con l’allungamento dell’aspettativa di vita. 5. A decorrere dall’anno 2013, riduzione della perequazione annuale al 75% dell’inflazione per le pensioni in pagamento. Rimane la rivalutazione piena per le pensioni minime e per la rivalutazione degli scaglioni di reddito. Questa misura è tesa a ridistribuire i sacrifici anche su coloro che già godono di un trattamento pensionistico e che stanno beneficiando di pensioni adeguatamente remunerate. A seguito di una mozione, poi ritirata, si è proceduto a verbalizzare un ordine gel giorno, in cui questo punto dovrà essere oggetto di attenta valutazione e eventuale miglioramento, nella percentuale, ad ogni bilancio tecnico, tre anni, sempre che le norme lo consentano. 6. Incremento graduale di mezzo punto percentuale all’ anno, della percentuale del contributo soggettivo fino al 22% che sarà raggiunto nell’anno 2033. Rappresenta una continuità con la precedente riforma, salvo che per la stabilità a cinquanta anni è stato necessario arrivare ad una percentuale più elevata. E’ stato testato che vi sia una remunerazione vantaggiosa dei versamenti anche con la massima contribuzione del 22%. 7. Incremento del contributo integrativo al 3% nell’anno 2027 e al 4% nell’anno 2030. L’efficacia di questo provvedimento così differita nel tempo, andrà adeguatamente monitorata attraverso i bilanci tecnici (art.7, comma 4, R.A.). Come si rileva dalla tabella dei dati estrapolata dal Bilancio tecnico standard, tramite questi interventi normativi l’Ente rispetta il vincolo della stabilità a 50 anni tramite le sole entrate contributive. D’altro canto emerge l’accumulo di un consistente patrimonio, destinato a garantire eventuali situazioni straordinarie di disequilibrio, ma che, soprattutto, potrà essere destinato ad rafforzare e ampliare la tutela assistenziale a favore degli iscritti. Con le norme che il ministero ha voluto imporre, al termine dei cinquant’anni, l’Ente disporrà di un patrimonio di cinque miliardi di Euro. Con le altre Casse il patrimonio salirebbe a 120 miliardi di euro. La sfida per i prossimi anni sarà, oltre a difendere queste sostanze dai vari governi che si succederanno anche quella di incrementare sostanzialmente la quota di uscite relative alla A di Enpav: l’Assistenza. Inutile evidenziare che, senza questi sacrifici, il passaggio alla Superimps con relativo calcolo delle pensioni con il sistema contributivo ( con aliquote ben diverse dalle attuali e a decorrere dal 2012), avrebbe portato ad un incremento immediato della percentuale del contributo soggettivo e ad una riduzione sostanziale delle pensioni. Questa riforma è stata votata, ad esclusione di alcuni delegati ( poche unità ), ad ampissima maggioranza, certi che, con l’incongrua imposizione legislativa, non era possibile fare di meglio. Auguriamoci che questa brutta stagione abbia una fine perchè non possiamo permetterci governi che portano sempre la pioggia!

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