Onorevole Presidente della Provincia di Parma,
On. Borri
Colgo con piacere il Suo invito al dialogo apparso nell’editoriale de la Nuova Provincia per illustrare, con i limiti che la telematica impone, il progetto di istituzione della figura del veterinario aziendale, partito oltre vent’anni fa, all’emanazione della legge 833 del 78 di riforma del SSN, che ha avuto, stranamente non in Italia, ma in altri paesi Europei la sua prima e poi consolidata applicazione. Le parrà strano ma a proporre il riconoscimento di questa figura, fu proprio il fondatore del sindacato nazionale veterinari llpp, Nevianese di nascita e Monticellese d’adozione. Questo progetto, con le opportune integrazioni che con il passar del tempo si sono rese necessarie, intende promuovere il consolidamento di questo ulteriore anello di congiunzione, tra l’altro mancante ma già individuato dalla normativa vigente, tra la produzione degli alimenti e l’utilizzatore finale, per innalzare i livelli di garanzia per la sicurezza e la tracciabilità di questi alimenti e nel contempo assicurare adeguate condizioni di benessere per gli animali allevati.
Ciò che si propone è la piena attuazione di un sistema integrato in cui l’allevatore ed il veterinario aziendale riconosciuto concorrono nell’assicurare una gestione aziendale efficace, documentata e controllabile dell’alimentazione, della sanità e del benessere degli animali allevati, del farmaco introdotto ed utilizzato, dell’anagrafe e della sicurezza dei prodotti destinati al consumo, licenziati dall’azienda.
Il tutto facilmente verificabile dagli Organi di controllo a ciò preposti.
Il sistema comprende inoltre la periodica segnalazione dei dati di rilevanza epidemiologica, da parte dello stesso veterinario al Servizio Veterinario Pubblico per la realizzazione delle reti di epidemiosorveglianza, indispensabili per conoscere la situazione epidemiologica di un territorio e per definire la programmazione sanitaria degli interventi di risanamento.
Il ruolo sempre più determinante che gli Enti Locali avranno nella gestione ma soprattutto nel valorizzare esperienze professionali locali non potrà rimanere insensibile, anche in previsione di Parma Authority Alimentare, nei confronti di un progetto indirizzato a rendere più trasparente, sicuro e controllabile il percorso produttivo degli alimenti di origine animale.
In questi ultimi decenni si sono viste assegnazioni di contributi solo esclusivamente per migliorare strutture o farne ex novo che con il tempo sono diventate veri e propri limiti anche in termini di salute e benessere degli animali allevati. Strutture per 50 capi che ne contengono 100 e più. Contributi in cui spesso l’unico requisito è rappresentato dalla presenza fisica, per alcune ore di lezione, per poter avere denari spesso destinati al cambio dell’auto. Sostegni studiati più per sostenere apparati che si sono dimostrati spesso inidonei e in palese conflitto d’interesse. Insomma, una forma di assistenza finalizzata alla qualità e salubrità delle produzioni che tanto viene sbandierata ma che è ancora ben lontano dall’esserlo. L’inversione di tendenza che si dovrà apportare sarà sull’assegnazione di contributi finalizzati alla realizzazione di un prodotto che si diversifichi dalla concorrenza sia come prodotto caseario finito che come qualità della materia prima. Pensi solamente ma non esclusivamente, ad un contributo che integri il mancato guadagno per aver distrutto il latte e la carne di animali trattati con farmaci nocivi per la salute umana e animale a quegli allevatori che hanno scelto la linea di responsabilizzazione diretta nelle produzione usufruendo dei benefici che la Delibera della Giunta Regione Emilia Romagna n. 878 del 29.5.2001 prevede.
L’unico modo per contenere la dilagante e devastante distribuzione del farmaco in nero, non sempre opera di addetti ai lavori, e fermare lo scambio a ritroso di marche auricolari da un capo all’altro, dovrà passare attraverso una maggiore e possibilmente totale responsabilizzazione di tecnici ed operatori coinvolti nella filiera produttiva. Solamente se l’allevatore ed il suo veterinario aziendale, per gli aspetti di natura sanitaria, si assumono la responsabilità sulla conformità del processo e dei prodotti realizzati (i due lotti di latte giornalieri destinati al consumo diretto e alla caseificazione, il siero del latte destinato, dopo lavorazione, al consumo umano e animale, cosi come per il burro, i vitelli all’ingrasso e gli animali adulti), si potrà sviluppare quell’ulteriore passo in avanti nella garanzia di salubrità e tracciabilità degli alimenti di origine animale.
Un sistema quindi controllabile e con responsabilità definite, che deve prevedere la partecipazione attiva degli organi di controllo, in particolare dei Servizi Veterinari delle ASL, nella definizione degli obiettivi di sanità e benessere degli animali allevati e sicurezza delle produzioni e capace di gestire le emergenze senza penalizzare ingiustamente la produzione, assicurando nel contempo l’assoluta tutela del consumatore.
Con la possibilità di anticipare la gestione di quelle problematiche non ancora assunte agli onori della cronaca, come ad es. la possibile presenza di micotossine, sostanze altamente cancerogene, nel latte e nei prodotti derivati, in particolare nel Parmigiano Reggiano dove tendono a concentrarsi, al fine di ridurre un effetto devastante sui nostri prodotti tipici. Sarebbe l’ulteriore picconata al nostro settore e alla nostra economia. La strada da percorrere è lunga, ma è l’unica e chiara via alla realizzazione, per ora in chiave locale, di una responsabilizzazione di tutta la filiera agroalimentare, segno di un interesse non solo in chiave politica ma anche economica se si deve iniziare a contrastare i prodotti, per altro simili ai nostri, provenienti dall’estero.
Come vede il progetto è ambizioso ma facilmente realizzabile.
Consideri, per opportuni approfondimenti, la mia totale disponibilità.
Dott.Alberto Schianchi Monticelli Terme 29/01/2003
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