sabato 18 febbraio 2012

la casta e la veterinaria

Dopo essermi complimentato privatamente con il Dr. Penocchio Gaetano per la lucidità espressa in questo editoriale ho deciso di pubblicarlo. Io sono un figlio di papà, di un papà che per primo si è preoccupato di garantire un futuro alle prossime generazioni di veterinari. Iniziò prima ancora di sapere che suo figlio avrebbe intrapreso la sua professione. Chiamiamolo " spirito di autoconservazione della specie" e questa condizione non dovrà mai mancare in chi ci rappresenta e Gaetano, per primo, ha dimostrato questa sensibilità.
I figli di papà EDITORIALE 30giorni 5 Gennaio 2012 Gaetano Penocchio Presidente Fnovi "L’Euro e l’austerità imposta per “salvarlo” non creano lavoro. I giovani sono le prime vittime quando la situazione diviene strutturale, risultato di una crisi affatto curata dal decreto “salva Italia”, né da certe scelte sulle pensioni, compreso l’effetto finestra cancellato da una riforma brutale. La ripresa si annuncia lenta e i soggetti più penalizzati saranno i più fragili (i giovani), che possono fare affidamento sull’unico sistema di welfare esistente in Italia: la famiglia. Ed oggi fa una certa impressione leggere di patti multilaterali, di appelli bipartisan alla coesione nazionale in nome della crescita, invocata come e più del Messia. Ma di cosa parlano sindacalisti, industriali, banchieri, politici? Il decreto non salverà né l’Italia, né l’Euro, tanto meno le condizioni di vita degli italiani. Di certo non quelle del popolo che lavora. Cercherà invece di dissetare i vampiri della City e di Wall Street, i banchieri di Francoforte e darà un po’ di respiro alle grandi banche del nostro Paese. In aiuto delle “liberalizzazioni”, presentate come la madre di tutte le soluzioni, è arrivata l’ennesima, campagna mediatica di qualche quotidiano nazionale, che semina e coltiva sistematicamente odio contro il sistema professionale. Se le professioni sono uno dei principali mali del nostro Paese, quale può essere la soluzione? I farmaci di fascia C alle parafarmacie e alle Coop? Non curare le carie o fare meno detartrasi? Ma dai… A fine dicembre abbiamo incontrato in Fnovi i candidati per l’assegnazione di una borsa di studio (cfr. 30giorni, ottobre 2011), venti colleghi, giovani e giovanissimi, provenienti da tutto il Paese, chi in attesa di occupazione, chi con occupazioni parziali. Bravissimi. Preparatissimi. Un concentrato di saperi, di esperienze, di volontà, di disponibilità. Specializzazioni, dottorati, pubblicazioni scientifiche internazionali, con esperienze di “volontariato” nelle strutture pubbliche e private, di collaborazione occasionale o organizzata, sistematicamente sottovalutate e sottopagate. Da un punto di vista professionale ed economico uno spreco di talenti e di competenze; da punto di vista sociale l’essenza dello squilibrio generazionale che vuole i padri al lavoro e i figli fuori dal mercato. Sono questi “i figli papà” che secondo i garanti della concorrenza - da poco avvicendatisi al Governo (Catricalà) e all’Antitrust (Pitruzzella) - si muovono in un “mondo del lavoro ingessato e basato sull’ereditarietà”. Se escludiamo farmacisti e notai, che senso ha pardi lare di ereditarietà nelle professioni? Mio padre faceva il fornaio. Perché questi “garanti” non dicono che la continuità genealogica (familiare in senso stretto, ma anche politica ed imprenditoriale) è semmai una evidenza nella politica, nell’impresa è nella burocrazia? Qualcuno ha persino spulciato negli elenchi dei dipendenti dell’Antitrust, trovandovi omonimie decisamente inopportune per un’authority che deve lottare contro i conflitti di interesse… I nostri “figli di papà” sono mamme colte, professionalmente vitali, disposte a spostarsi a Roma nonostante 3 bimbi piccoli per una borsa di studio, leggono 30giorni da quando erano studenti (glielo passava un collega anziano). Sono semplicemente stupendi. Per loro, fra i quali ci sono i dirigenti del futuro, la Fnovi sta realizzando un concorso di idee. Nella Carta costituzionale il lavoro è un paradigma di valutazione, che elegge il merito (lavorativo) rispetto agli altri indici sui quali, storicamente, è ordinata la comunità civile, come il censo, il sesso, la forza, la religione. Se è così i “nostri” avranno un futuro. Solo la peggiore demagogia liberista può cercare di impedirlo."

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