venerdì 25 giugno 2010

Il comune ha 4 milioni debiti. Cominciamo a spendere quelli.



Rovistando tra i ricordi di famiglia la lettera di Giovannino Guareschi a Lino Rizzi: mio zio.
Si noti, sebbene siano trascorsi decenni, la sorprendente attualità.

LETTERA AD UN AMICO ESULE

Caro Lino Rizzi,
so bene che non esiste estero più estero di Roma, fabbrica dei guai italiani e capitale del Deficit nazionale con mille miliardi di passivo e niente (e nessuno) di attivo.
Immagino che, con l’avvicinarsi del Natale, diventerà struggente la tua nostalgia per la dolce Busseto, la languida Signora della bassa, velata di morbida nebbia e profumata di “Brindanel n° 5” e gioirai sen-tendone parlare.
Ti dirò prima di tutto, che Busseto è diventata più bella da quando un certo giovane avvocato si è tagliato la barba.
E’, questo, l’avvenimento più sensazionale dell’anno: devi sapere che qualcuno ha tentato astutamente di presentare la faccenda come una vittoriosa iniziativa dell’Amministrazione Comunale a favore del turismo. Invece si è subito saputo che il giovane avvocato ha dovuto chinare il capo davanti all’aut aut di Verdi. Il quale Verdi ha detto: “O si taglia la barba lui o me la taglio io”.
Tu sai che tipo è Verdi.
Siccome il Comune ha qualche debito, l’Amministrazione ha avuto un’idea originalissima: raddoppiare l’imposta di famiglia.
Durante la revisione dei contribuenti, qualcuno ha fatto rilevare che il Maestro Giuseppe Verdi non paga alcuna tassa. – Ma Verdi è morto! – gli è stato risposto.
Verdi è un genio immortale! – ha replicato l’altro. – Quindi paghi anche lui. E si ricordi quel villano delle Roncole, che deve tutto a Busseto e che, da 50 anni, occupa col suo monumento il suolo pubblico della
piazza senza pagare una lira!
Non ho bisogno di dirti che Verdi ha degli amici potenti e la reazione è stata violenta tanto che, per accomodare la faccenda, l’Amministrazione Comunale ha deciso di regalare a Roncole un nuovo edificio scolastico e l’acquedotto rurale.
Così domenica scorsa, le due importanti Opere Pubbliche sono state solennemente inaugurate.
Tu lo sai bene, la RAI TV è ghiotta di cerimonie con taglio di nastri tricolori: considerando poi il fatto che, a inaugurare scuola e acquedotto, doveva essere un sottosegretario alla P. I. (“Pubblica Istruzione” per quanto riguarda la scuola e “Potenziamento Idrico” per quanto riguarda l’acquedotto) c’era da giurare
che la vibrante cerimonia roncolese sarebbe stata trasmessa dalla TV.
Invece non s’è vista ombra di telecamera.
Perché?
Perché un edificio scolastico inaugurato nell'Italia del Ce.S. (Centro Sinistra) può essere intitolata a Che Guevara, a Patrice Lumumba, a Gemisto Moranino e mercanzia del genere, ma non, com'è successo a
Roncole, a un eroico Caduto dell'ultima guerra.
Tu capisci che, stando così le cose, la TV dell'Italia del Ce.S. non poteva certo mandare in onda la cerimonia roncolese.
Pensa che il sinistrissimo onorevole D.C. Buzzi era presente alla cerimonia e quasi gli veniva un collasso per l'indignazione quando ha sentito rievocare la figura eroica del Caduto.
Ti dirò che l'on. Elkan ha tagliato il nastro con una dolcezza commovente. Ricordo quando, durante il bieco ventennio, i gerarchi fascisti tagliavano i nastri con la scure o li spezzavano a colpi di piccone e di pistolettate.
Poi l’on. Elkan ha inaugurato l’acquedotto rurale.
Tu sai bene che a Roncole nessuno aveva mai visto l’acqua. O meglio: da secoli e secoli a Roncole l’unica acqua conosciuta era quella della pioggia che veniva raccolta in recipienti di fortuna. A Roncole, paese sottosviluppato, nessuno conosce l’esistenza delle pompe aspiranti-prementi, delle turbine: tu puoi quindi immaginare lo stupore di quei rozzi contadini quando hanno visto (miracolo!) uscire dal rubinetto
aperto dal sottosegretario, un getto d'acqua.
I rozzi villani, molti dei quali accendono ancora il fuoco sfregando l'uno contro l'altro due pezzi di legno, sbarrarono gli occhi: come poteva mai l'acqua che essi avevano sempre visto scendere dal cielo, come mai poteva salire dal basso verso l'alto? Poi l a gente capì che non era opera di magia e centinaia di
persone si buttarono sotto il rubinetto per sentirsi il viso e le mani inondati d'acqua.
Faceva un freddo cane ma nessuno se ne curava. Un carrettiere, certo Giovanni Concarini volle inzupparsi completamente e immediatamente l'acqua gelò e il poveretto s trovò prigioniero d'un sarcofago di ghiaccio ma ciò non poté raffreddare il suo entusiasmo. Una vecchia contadina disse: «Muoio contenta
perché finalmente ho visto l'acqua!)
Naturalmente il solito disfattista ridacchiò: «Va bene, adesso c'è l'acqua, ma quando l'abbiamo usata dove va se a Roncole non esiste alcuna fognatura?».
«Una cosa alla volta - gli risposero. - Dopo soli vent'anni di regime democratici avete avuto l'acqua. Fra vent'anni avrete anche un fosso di scarico ».
Caro Rizzi: è stata una cerimonia meravigliosa che ha1asciato nel nostro cuore un ricordo indimenticabile.
A proposito di inaugurazioni: tu che sei di Busseto-città ricorderai senza dubbio quel famoso episodio dell'immediato dopoguerra quando uno dei primi amministratori comunali democratici, nel corso d'una seduta parlò a favore del finanziamento urgente di non so quale iniziativa e, siccome gli obiettarono: «Ci sono quattro milioni di deficit!» stabilì: « Incominciamo con lo spender quelli!».
I bussetani ci risero sopra un sacco d tempo. Pareva che il nostro uomo avesse detto Dio sa mai quale bestalità. Adesso noi ridono più. Anzi si è formato un comitato per erigere un monumento al nostro bravo ometto il quale, prima d'ogni altro, aveva, capito il principio-base dell'economia Italiana democratica: «I
debiti sono da considerare entrate». Quindi: « II deficit va segnato all'attivo».
Comuni e Province oggi hanno infatti settemila miliardi di debito. E questi settemila miliardi sono la solida base economica che ha dato all’Italia il Benessere.
Voglio sperare che quando inaugureranno quel monumento ti farai vedere.
Nell’attesa ti saluta il tuo aff.mo
Giovannino Guareschi

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