lunedì 5 ottobre 2009

veterinaria integrata



Secondo Voi è possibile coniugare le esigenze di tutte queste figure professionali?
Consumatori, allevatori, farmacisti e veterinari?
CONSUMATORI. Li ho messi per primi perché molto spesso sono stati trattati da ultimi.
I consumatori sono i nostri figli, i nostri nipoti, i nostri vicini di casa. Quelli che si aspettano da noi analisi dei problemi e risposte certe….
ALLEVATORI. Spesso hanno grosse responsabilità civili e penali, ultimamente addirittura poco remunerate e sono le prime vittime, a volte inconsapevoli, di un sistema che potrebbe meglio funzionare garantendo sicurezza e risparmi. Questo settore vedrà con quanto proposto, valorizzate le proprie produzioni non solo in termini economici.
FARMACISTI. Continuerebbero con la commercializzazione del farmaco ma solo con ricette del veterinario integrato o direttamente al veterinario integrato qualora questi decida volontariamente di commercializzare il farmaco.
VETERINARI DELLA MEDICINA PUBBLICA. Non solo visti in termini di controllori ma come referenti di prima linea sulla epidemiosorveglianza, farmacovigilanza e garanti con piena titolarità del ruolo, per quanto riguarda le derrate alimentari, della salute dell’uomo con la loro integrazione a doppio feedback con la veterinaria libero professionale.
VETERINARI DELLA MEDICINA PRIVATA . Dovrebbero essere in prima linea nella tutela e nella salvaguardia della salute pubblica ma attualmente, per mere ragioni di mercato, non sono o presto non saranno più nelle condizioni di farlo.
Secondo me, secondo noi, con l’amico Gianni Tedeschi, si può. Senza pretese ma, come dice lui, di essersi unti spesso ma non dal Signore.

Partiamo dal fatto che per avere una alimento sano occorre che vengano rispettati in allevamento alcuni prerequisiti igienico sanitari. Non mi interessa o mi interessa poco sapere dove proviene questo capo o questo prodotto alimentare se non so cosa lo ha generato. Quello che interessa è sapere quello che ha mangiato, come è stato curato, cosa ha bevuto, dove ha respirato e via dicendo. Rispondere a queste domande? Semplice, il veterinario che ora chiamiamo integrato, fratello del veterinario aziendale nato morto ( in italia) 30 anni or sono, raccoglie, nella sua veste di direttore sanitario dei prerequisiti igienico sanitari degli allevamenti, questi elementi. Come può farlo? Chi lo paga? Chi lo controlla?
Come farlo. Controllando gli allevamenti poiché chiamato dall’allevatore e perché inserito in una veterinaria integrata convenzionata. Questi nella sua funzione pubblica provvede a raccogliere dati non provenienti da certificazioni di filiera ma direttamente sulle materie prime entrate in azienda. Assevera le produzioni come assolto da altre figure professionali assimilabili a questa.
Con quale strumento? A cominciare dal farmaco. Oggi tutti hanno il farmaco tranne chi lo conosce e sa usare. In tutto il mondo il responsabile sul farmaco è il veterinario privato che sotto la sua responsabilità somministra il farmaco, ne certifica i tempi di sospensione e legittima il consumo della derrata a fine trattamento.
Solo il farmaco riesce a cambiare la professione. Il veterinario libero professionista a scadenze programmate si rapporta con il collega della medicina veterinaria pubblica al fine di riportare la situazione epidemiologica degli allevamenti, segnala reazioni avverse ai farmaci e quant’altro. Conviene con il collega della medicina pubblica come e per cosa immunizzare, esegue i prelievi, le profilassi previste dallo stato. Si rapporta con il servizio nazionale occupandosi, con il collega della medicina pubblica, della formazione professionale degli addetti e del personale. Tratta di correlazione tra benessere animale, patologie negli allevamenti e reddito dell'azienda.
Chi lo paga. Il servizio sanitario nazionale non assume. La tendenza è quella di esternalizzare i servizi. Un libero professionista con contratto di convenzione costa meno di un dipendente a tempo pieno e si ridurrebbe la sottoccupazione del settore della veterinaria privata migliorando notevolmente il sistema della prevenzione della salute dell’uomo sia in termini di allergie come intolleranze e farmacoresistenza.
Chi lo controlla. Il Ministero tramite i veterinari della medicina pubblica e i carabinieri del nucleo antisofisticazione. E’ meglio controllare 6/700 buiatri oppure centinaia di migliaia di allevamenti?
Ovviamente in un post non è possibile disquisire in una materia così articolata e spinosa. La cosa che può tranquillizzare è che sia lo scrivente che il collega Gianni Tedeschi non hanno esigenze di poltrone. Siamo tra quelli che parlano di buiatria e di veterinario riconosciuto non a fini e con scopi elettorali. Pensiamo solo, accomunati dalla passione per la nostra professione e per l’aceto balsamico, ad una veterinaria che non si applichi alle esigenze dell’uno e dell’altro ma ad una professione che sopravviva a noi stessi. Sebbene noi.

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